gil wroteDueruote wroteSportive pure ho avuto il Suzuki GSX-R750, la Yamaha YZF600R Thundercat (anche se per i canoni di allora era quasi una sport-tourer), l'Aprilia RSV1000, la Ducati 749, l'Honda CBR954RR Fireblade, Cagiva Mito 125 e la Honda CBR600F (vedi discorso per la Thundercat). Non credo che comprerò MAI più una sportiva. Farei un'eccezione solo per la Laverda SF750 Formula del 1999, la quale mi rapì il cuore durante un'intera giornata di test drive.
Oggi le sportive vendono poco o nulla in generale. Basta guardare la classifica di vendite.
Un mio cliente a Rosate (MI) ha in vendita una Laverda 750 Formula in condizioni eccellenti. Carrozzeria tutta in alluminio di colore arancio e motore nero. Mi ha anche detto il prezzo ma non me lo ricordo, se ti interessa glielo richiedo.
Lamps
Se la carrozzeria è in alluminio non parliamo dello stesso modello. Lui avrà la SF750 degli anni '70. Laverda chiuse i battenti negli anni '80 e poi venne rifondata a Zanè verso metà degli anni '90. Tirarono fuori qualche moto acerba, ma carina. Ho guidato la Strike 750 e la SF750 Formula. Si trattava di moto con un grosso potenziale vendute a prezzi allineati con Ducati (ricordo che c'era poca differenza trea la SF750 Formula ed il 748 base), ma avevano ancora diversi problemini. Le finiture erano scarse (le plastiche vibravano) ed il motore soffriva di una messa a punto scadente. Si trattava di un bicilindrico frontemarcia in linea con potenze diverse per le nude e le sportive carenate. In particolare le seconde erano estremamente (veramente molto) irregolari sotto i 4000 giri ed avevano un'erogazione eccessivamente appuntita. In pratica si comportavano come una quadricilindrica. Quando la SF750 Formula "entrava in coppia" attorno a 7000 giri, diventava impossibile tenere l'anteriore a terra nonostante la posizione decisamente caricata in avanti.
Le moto erano interessanti anche perchè avevano tutta componentistica a marchio italiano (la produzione chiaramente spesso non era italiana). Telaio Verlicchi, scarichi Termignoni, freni Brembo, centralina Marelli (uno degli sbagli maggiori), forcella Paioli, monoammortizzatore Marzocchi, cerchi Marchesini (ditta allora non ancora facente parte del gruppo Brembo) e motore realizzato in casa.
Purtroppo la ditta fallì all'inizio degli anni 2000. Un peccato doppio perchè stavano tirando fuori un interessante modello "economico" realizzato con propulsore Suzuki SV650. La moto si sarebbe dovuta chiamare Lynx, ma il fallimento arrive prima dell’uscita. Questo destino all’epoca era comune a molti avventurieri dell’industria motociclistica. In quegli anni fallirono Laverda, Mondial (riforndata qualche anno prima), Aprilia (in seguito comprata da Piaggio), Benelli (tenuta in vita in seguito dai cinesi di QJ), Italjet (riaperta in seguito)... seguite pochi anni dopo dalla chiusura di Malaguti, Bimota (in seguito rifondata da altri) e quella della rifondata Moto Morini di Casalecchio (ora riaperta in Veneto dopo il fallimento). Il marchio Laverda è oggi in mano a Piaggio, poichè era stato comprato dall’Aprilia di Beggio. Ci hanno fatto una serie limitata con motore V60 della RSV1000 e poi hanno commercializzato uno scooter taiwanese con il marchio italiano (credo anche quad).
Comunque. Questa è la moto che piacerebbe a me.
Questa è quella degli anni ’70, la quale ha un costo ben superiore.