Facendo seguito ad altre discussioni e con la modesta pretesa di soddisfare alcune vostre legittime curiosità, apro questo tread dedicato.
Le foto di seguito, tuttavia, meriterebbero un lunghissimo commento e voi tutti sapete che ne sarei capace, ma mi limiterò al "massimo" indispensabile.
Sul forum so che ci sono dei saldatori professionisti o, comunque, esperti nella materia e da loro gradirei un commento sulla correttezza di quanto dirò in seguito, scritto però a fini divulgativi e quanto più comprensibilmente possibile.
image hosting
Le premesse sono state fatte altrove, qui le riassumo.
Un utente carissimo si è a me rivolto lamentando la rottura del telaio.
Guardando le foto, secondo la mia modestissima opinione, una riparazione efficace era possibile solo smontando completamente il telaio, mettendolo in dima e facendolo saldare da un saldatore bravo ed esperto.
Tutto questo però avrebbe comportato una spesa notevole ed un tentativo a motore montato poteva essere opportuna, se possibile, ma esulava dalle mie capacità e (secondo me) dalle mie attrezzature.
Fortunatamente, per un incredibile coincidenza, in quei giorni era ospite a casa mia un saldatore, pure lui certificato all'istituto nazionale di saldatura di Genova, ma che a differenza mia ha saldato qualsiasi cosa e in qualsiasi situazione (in atmosfera protetta, in acqua, ecc...) in diverse parti del mondo (dagli stabilimenti del petrolchimico di Gela, ai "ragni" in Norvegia, passando per i cantieri Finmeccanica in Indonesia) ed usando ogni genere di attrezzature, a volte chiamato dall'altra parte del mondo solo per una saldatura da 2 ore, ma che nessuno riusciva a far superare i controlli radiografici.
Lui mi ha detto che ci sarebbe riuscito e noi gli abbiamo creduto.
Ora bisognerebbe trascrivere un trattato di saldatura.
A mio parere quel telaio andava riparato a TIG eterogena, la più indicata per spessori sottili, ma una caratteristica tipica del tig è la difficoltà di saldare in forte pendenza e io non ho un saldatore a Tig.
Ma una volta smontato il telaio, nelle mani giuste, quasi tutti i metodi di saldatura sarebbero stati validi.
In origine il telaio è saldato certamente a filo continuo animato, che a livello industriale è il metodo più economico, non usando gas costosi, consumando la metà di energia di una saldatrice ad elettrodi, ed essendo facile da fare (una volta impostata la macchina) ed in ogni posizione. Il paradosso di questo tipo di saldatura è quella di avere maggiore penetrazione (considerando lo spessore del filo) rispetto al una saldatrice ad elettrodi rivestiti, ma minore tenacia, tanto da poter essere utilizzata per la carpenteria ma non per gli acciai "speciali", è quindi fondamentale il processo di raffreddamento.
Il bello dei metodi precedenti, ma anche della MIG (ma non ci credo che in india spendano per le bombole di argon) è che non c'è praticamente scoria e non ci sono particolari problemi a ripassare le saldature.
Per quanto riguarda la saldatura ad elettrodo rivestito, occorre fare delle specificazioni.
Nelle mani giuste una buona saldatrice ad elettrodi ha delle potenzialità ancora interessanti. A parte gli spessori ultrasottili, conoscendo il materiale da saldare e scegliendo gli elettrodi giusti, si può ancora fare un ottimo lavoro.
Gli elettrodi, in linea di massima, sono o rutilici o basici.
I rutilici sono facili da usare e permettono di essere ripassati, ma si possono usare solo sugli acciai di carpenteria, praticamente il ferro, mentre i basici, possono essere anche usati per saldature su acciai speciali (in alcuni casi, anzi, è la migliore metodologia possibile), resistenti, ma sono difficili da usare, si attaccano facilmente ed è molto difficile ripassarli.
In ogni caso, prima di ripassare una saldatura bisogna togliere la scoria e non si può chiudere un cordone andando a chiudere su una scoria secca.
Io ho molti tipi di elettrodi, e per il telaio avrei usato un basico per acciai speciali della Castolin, ma il mio amico ha preferito un rutilico (anche se, quando li ha scelti, ha preso i "rossi", che sono molto migliori e si usano si per le carpenterie, ma soggette a carichi e trazione).
Peraltro ho una saldatrice da 100 mila lire, da 180 ah, quindi veramente scarsa.
L'unica cosa di cui abbiamo discusso è stata la scelta dell'elettrodo ritenuto opportuno: abbiamo riscontrato che la frattura si è verificata non sulla saldatura, ma sul telaio e non rettilinea, seguendo ad esempio una cricca, ma a "z" con andamento orizzontale e verticale e la frattura non era neppure ossidata, quindi è stato uno strappo repentino e non graduale. Ciò lascia intendere che non solo la qualità dell'acciaio è pessima e lo spessore minimo, ma l'acciao è stato snervato dal raffreddamento della saldatura che doveva essere lenta, o con materiale preriscaldato o rinvenuta, ma figuriamoci!
Quindi, per un processo di precipitazione del carbonio, i nostri telai, in prossimità delle saldature è probabile che siano fragili -tutti possono verificare la cosa scaldando con un accendino un acciaio (tipo un ago, ma non tenetelo con le dita) e poi raffreddandolo in acqua, vedranno che avrà perso l'elasticità e si spezzerà alla minima sollecitazione-.
A questo punto una buona saldatura con basico avrebbe creato un punto forte e le consuete sollecitazioni date, in primis, da quel cavolo di bullone passante tra le pedane, si sarebbero scaricate su un altro punto del telaio, meglio quindi una saldatura meno tenace, ma più elastica.
Punto, questa l'unica motivazione.
Per il resto così si sono svolte le operazioni:
1) Andrea non ha fatto niente, guardava e pure da lontano, come un vero primario, senza nemmeno dare istruzioni;
2) io e gli altri abbiamo pulito i pezzi da saldare con metodi abrasivi (la pulizia è la prima cosa e ci siamo anche accorti che il telaio è verniciato su metallo, senza fondo), staccato la batteria e disposto l'occorrente, dalla saldatrice al martelletto alla spazzola allo scalpello;
3) a questo punto è intervenuto Andrea ed è stato uno spettacolo vero, non ha spiegato né detto nulla (non come me che svelo ogni trucco, ma io non sono uno che ci deve vivere e mi piace svelare le cose) e quello che è successo ed ha fatto l'ho capito perché qualche saldatura l'ho fatta.
Non lasciatevi ingannare dalla bruttura del cordone. A noi interessava una saldatura stabile e duratura, non bella e l'andamento a zeta della frattura, unita all'uso degli elettrodi ed alla scomodità di arrivare al pezzo non permetteva un cordone unico.
Questo è quello che ha fatto e i presenti possono testimoniare.
4) Ha stretto i monconi con un morsetto, lasciando i cianfrini con uno smusso a v (diversa distanza nella fessura), per compensare la dilatazione e finire col pezzo dritto;
5) Con una piattina certamente di ferro vecchio ha provato con un solo punto la penetrazione alla mia regolazione di potenza per un secondo, lo stesso ha fatto sull'angolo orizzontale della frattura, per vedere la similarità dei materiali;
6) con lo scalpello ha fatto risuonare il telaio su un punto sano vicino ad una saldatura e su uno distante;
7) Ha diminuito l'amperaggio fino a quasi al minimo (giusto quando è riuscito a scoccare senza attaccare, e a chiunque si sarebbe attaccato) e ha fatto dei segmenti di cordone a fianco della frattura, a destra e sinistra, chiudendo gli angoli di inversione di verso della cricca;
8) a questo punto la fessura, per il calore, si era quasi richiusa tra i due lembi, lasciando un piccolissimo smusso uniforme, da me fatto col frullino e il dremel;
9) Ha aumentato di 4-5 giri la potenza per la penetrazione ed ha prima saldato un cordone ad arco ricurvo sulla parte più bassa e uno sulla parte più alta della frattura, ha aspettato giusto il tempo di rimuovere la scoria e poi ha saldato all'italiana (a salire, sulla parte posteriore, dove era più difficile arrivare) e all'americana (a scendere, che è più difficile, perchè la saldatura non si riprende, ma cola ed è meno tenace) sul davanti, finendo con un pozzetto tra i due cordoli laterali, così creando una saldatura poco tenace, ma estesa come superficie.
A questo punto io avrei avuto la tentazione di dare almeno una spazzolata per togliere i residui di scoria ed i punti di scocco e magari avrei dato una limata e avrei rifatto un cordone "bello", ma sapevo da solo che non serviva allo scopo, anzi... Una rimozione abrasiva col flex può innescare future cricche e una ripassata sarebbe andata a cuocere (ed impoverire) ancora di più quel povero ferraccio del telaio vicino. Così abbiamo aspettato che si raffreddasse il necessario e abbiamo spruzzato due o tre colpi di vernice alte temperature nero e quello delle foto è il risultato.
Mi auguro solo di risentire l'amico royalista, a cui abbiamo saldato il telaio, felice tra un anno come lo è oggi.
Vedremo e vi terrò informati.